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FOGLIO SETTIMANALE 06/10 - 13/10

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XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 3 OTTOBRE 2024

"L'UOMO NON DIVIDA QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO"

Alcuni farisei si accostano a Gesù con l’intenzione di coglierlo in fallo e gli chiedono di esprimersi sulla liceità di una norma matrimoniale. Hanno in mente l’atto di ripudio della moglie, stabilito da Mosè e riportato dal libro del Deuteronomio (Vangelo). In realtà, non era chiara l’interpretazione di questo atto. Vi erano fondamentalmente due scuole: una del rabbino Hillel, più permissiva (la donna può essere ripudiata anche per futili motivi); l’altra, del rabbino Shammai, più rigorista (per giustificare un atto di ripudio devono esserci gravi motivi, come l’adulterio). Gesù non si fa intrappolare in una disputa retorica, ma fa risalire il matrimonio all’atto creativo di Dio. La norma del Deuteronomio sul ripudio è, in questa ottica, superata da una norma più originaria, perché affonda le sue radici nell’eterno disegno di Dio: «I due saranno un’unica carne» (I Lettura). Gesù non fa sconti e non scende a facili compromessi, ma prescrive una verità che affonda le sue radici nell’opera della creazione dell’uomo e della donna, fatti a immagine e somiglianza di Dio. Per questo, è lecito affermare che l’immagine di questo Dio trinitario, comunione-indissolubile, si possa realizzare nel matrimonio comunione-indissolubile.

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. Oggi ricorre la 97a Giornata missionaria (colletta obbligatoria)

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La Domenica

FOGLIO SETTIMANALE 29/09 - 06/10

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XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 29 SETTEMBRE 2024

SERVIRE E' LA VERA GRANDEZZA

Gesù nel Vangelo indica il servizio come via della vera grandezza. Egli ha appena annunciato la sua passione e gli apostoli, per quanto ciò possa sembrare inverosimile, si mettono a discutere chi di loro sarà il più grande nel futuro regno, Gesù capovolge le loro prospettive: il primo nel suo regno è colui che nell’umiltà sa farsi servo di tutti, specialmente dei piccoli, degli ultimi e dei dimenticati. Se per molti riuscire nella vita significa accumulare una fortuna, salire sul podio degli onori, raccogliere solo le rose della vita, Cristo proclama che non esiste vera grandezza se non nel dono di sé disinteressato e nel generoso servizio ai fratelli. Come? Lottando contro l’orgoglio, ripulendo il cuore da ogni desiderio di metterci in vista e prendendo come modello Gesù Cristo che cammina avendo davanti a sé la meta della vera gloria, quella promessa dal Padre. L’umiltà del servizio è quindi la via indicata da Cristo per essere nel mondo lievito buono che fa fermentare l’umanità e la fraternità. Ritorniamo sul cammino che lui ci indica: convertirci dall’amore “che prende” all’amore “che serve”, perché solo chi veramente ama è capace di servire in umiltà e creare futuro, speranza, novità.

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. 

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FOGLIO SETTIMANALE 22/09 - 29/09

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XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 22 SETTEMBRE 2024

LA LEZIONE PIU' DIFFICILE: LA CROCE

Gesù svela ai discepoli che egli non è un Messia come loro si aspettano, ma colui che realizza la sua missione salvifica per mezzo della croce. Il profeta Isaia parla del Servo sofferente di Javhé, prefigurazione di Gesù, uomo dei dolori che, nella sua passione, ripone tutta la sua fiducia nel Padre e insegna la lezione più difficile da capire all’uomo sempre pieno di amor proprio: l’umiliazione, la sofferenza e la croce. La croce è la sua compagna di vita. E anche per noi non esistono corsie preferenziali o di comodo. La strada della vita si percorre con la croce sulle spalle, la nostra e, se siamo generosi, anche quella di altri che prendiamo su di noi quando ci accorgiamo che stanno per cedere sotto il suo peso. Il desiderio d’imboccare la strada del successo e della gratificazione personale, evitando, se possibile, le difficoltà, rende ruvida, poco elegante e ormai fuori moda la croce. Ma stare umilmente dietro a Gesù Cristo fa scoprire la serena certezza di trovarci sulla strada giusta e di poter arrivare a destinazione. Il punto finale è la gloria, quella definitiva, raggiunta in compagnia di Colui che insegna che solo affrontando un percorso irto di ostacoli si giunge alla vetta.

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. 

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FOGLIO SETTIMANALE 15/09 - 22/09

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XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 15 SETTEMBRE 2024

«Ma voi, chi dite che io sia?»

«La gente, chi dice che io sia? Ma voi, chi dite che io sia?» (Vangelo). Gesù pone un duplice quesito: uno su che cosa pensano di lui le folle; un altro su che cosa pensano di lui i discepoli, coloro, cioè, che gli sono più vicini. Sono domande che dobbiamo sentire fatte anche a noi, e solo se sapremo dare ad esse una risposta potrà stabilirsi tra noi e il Cristo un’autentica relazione di vita. Le domande di Gesù esigono una risposta integrale dell’uomo, come a ogni dono di Dio deve corrispondere il dono totale della persona. La comunione con Dio in Cristo Gesù non può, infatti, riferirsi ora a questo, ora a quest’altro aspetto particolare, ma deve riguardare tutto l’uomo, nella totalità del suo atteggiamento esteriore (opere) e nella disposizione interiore in cui vive e opera lo Spirito Santo (fede). La comunione con Dio e il prossimo, per la grazia del battesimo, è un’esistenza nuova, interamente connotata dalla fede, dalla speranza e dalla carità, mediante la quale «il Signore di tutti» guida ogni uomo a lasciarsi coinvolgere dalla sua presenza (II Lettura). Dio, in Cristo, non è solo “essere”, ma è “esserci” che si dona senza condizione, passando attraverso la quotidianità del «qui e ora».

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. 

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