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FOGLIO SETTIMANALE 22/09 - 29/09

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XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 22 SETTEMBRE 2024

LA LEZIONE PIU' DIFFICILE: LA CROCE

Gesù svela ai discepoli che egli non è un Messia come loro si aspettano, ma colui che realizza la sua missione salvifica per mezzo della croce. Il profeta Isaia parla del Servo sofferente di Javhé, prefigurazione di Gesù, uomo dei dolori che, nella sua passione, ripone tutta la sua fiducia nel Padre e insegna la lezione più difficile da capire all’uomo sempre pieno di amor proprio: l’umiliazione, la sofferenza e la croce. La croce è la sua compagna di vita. E anche per noi non esistono corsie preferenziali o di comodo. La strada della vita si percorre con la croce sulle spalle, la nostra e, se siamo generosi, anche quella di altri che prendiamo su di noi quando ci accorgiamo che stanno per cedere sotto il suo peso. Il desiderio d’imboccare la strada del successo e della gratificazione personale, evitando, se possibile, le difficoltà, rende ruvida, poco elegante e ormai fuori moda la croce. Ma stare umilmente dietro a Gesù Cristo fa scoprire la serena certezza di trovarci sulla strada giusta e di poter arrivare a destinazione. Il punto finale è la gloria, quella definitiva, raggiunta in compagnia di Colui che insegna che solo affrontando un percorso irto di ostacoli si giunge alla vetta.

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. 

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La Domenica

FOGLIO SETTIMANALE 15/09 - 22/09

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XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 15 SETTEMBRE 2024

«Ma voi, chi dite che io sia?»

«La gente, chi dice che io sia? Ma voi, chi dite che io sia?» (Vangelo). Gesù pone un duplice quesito: uno su che cosa pensano di lui le folle; un altro su che cosa pensano di lui i discepoli, coloro, cioè, che gli sono più vicini. Sono domande che dobbiamo sentire fatte anche a noi, e solo se sapremo dare ad esse una risposta potrà stabilirsi tra noi e il Cristo un’autentica relazione di vita. Le domande di Gesù esigono una risposta integrale dell’uomo, come a ogni dono di Dio deve corrispondere il dono totale della persona. La comunione con Dio in Cristo Gesù non può, infatti, riferirsi ora a questo, ora a quest’altro aspetto particolare, ma deve riguardare tutto l’uomo, nella totalità del suo atteggiamento esteriore (opere) e nella disposizione interiore in cui vive e opera lo Spirito Santo (fede). La comunione con Dio e il prossimo, per la grazia del battesimo, è un’esistenza nuova, interamente connotata dalla fede, dalla speranza e dalla carità, mediante la quale «il Signore di tutti» guida ogni uomo a lasciarsi coinvolgere dalla sua presenza (II Lettura). Dio, in Cristo, non è solo “essere”, ma è “esserci” che si dona senza condizione, passando attraverso la quotidianità del «qui e ora».

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. 

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FOGLIO SETTIMANALE 08/09 - 15/09

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XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 8 SETTEMBRE 2024

L'UNICA RIVOLUZIONE CHE TRASFORMA IL MONDO

Oggi Gesù ci prende in disparte, ci allontana dai riflettori del mondo e rinnova per noi il suo “Effatà”, cioè “Apriti!” (Vangelo). Ne abbiamo tanto bisogno per riaprirci alla novità – scomoda – della vita evangelica che san Giacomo ci illustra: si tratta di preferire il povero, che non ci arricchisce secondo il mondo, al ricco, che potrebbe ricambiarci. Si tratta di preferire l’amore al potere, il perdere al guadagnare (II Lettura). Questa è l’unica rivoluzione che trasforma veramente il mondo. Maria, di cui oggi si commemora la nascita, lo canta nel suo Magnificat: il Padre «ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili». Ci dice in qualche modo anche lei, come già il profeta Isaia: «Coraggio, non temete, ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina!». Se ascoltiamo la Parola del nostro Dio e facciamo tutto quello che egli ci chiede, allora «griderà di gioia la lingua del muto» perché vedrà finalmente scaturire acque in questo deserto che è il nostro mondo così martoriato (I Lettura). Vergine Maria, siamo tuoi, oggi e ogni giorno!

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. 

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FOGLIO SETTIMANALE 01/09 - 08/09

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XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 1 SETTEMBRE 2024

ONORARE DIO CON LE LABBRA E CON IL CUORE

Nella nostra vita di fede gli atti esteriori, le preghiere, i riti sacramentali devono avere un corrispettivo nelle disposizioni interiori della persona, nei sentimenti profondi con i quali vanno accompagnati e vissuti. Senza tali disposizioni questi atti sarebbero menzogneri e ipocriti. Non resta allora altro da fare che esaminarci con serietà e lealtà e, se occorre, rimettere in questione l’espressione della nostra vita cristiana. La convinta e convincente osservanza dei comandamenti è la sola risposta che Dio si attende da Israele, popolo dell’Alleanza e dei divini favori: una risposta personale, ispirata dall’amore, che dà valore all’osservanza esteriore della Legge, che pur ci vuole (I Lettura). San Giacomo (II Lettura) insiste nel dire che la parola di Dio dev’essere non solo ascoltata, ma anche fatta fruttificare attraverso l’amore per Dio e la carità verso il prossimo bisognoso di soccorso. La sola pratica esteriore della religione, infatti, non può piacere a Dio (Vangelo). Occorre far proprio un atteggiamento interiore sincero e disinteressato, che si esprime nell’adorazione dell’unico Dio e nella disponibilità per i fratelli. È, dunque, solo la sua autenticità a conferire valore alla pratica religiosa.

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. 

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