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FOGLIO SETTIMANALE 20/10 - 27/10

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XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 20 OTTOBRE 2024

ACCOSTIAMOCI CON PIENA FIDUCIA A DIO

Quante pretese abbiamo sempre nella preghiera… A volte sembra che siamo noi a insegnare a Dio quel che deve fare, e non che si compia la sua volontà! «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo» (Vangelo). Sappiamo noi qual è il nostro vero bene? Sappiamo se quello che abbiamo in mente corrisponde davvero al bene dell’altro? Sappiamo esattamente quale sia la volontà di Dio su noi e sugli altri? Quante domande… ma è bene che ce le facciamo, perché la nostra preghiera non diventi l’esibizione di esigenze di cui abbiamo già la soluzione, anche se non la sappiamo trovare da soli e quindi chiediamo la “bacchetta magica” di Dio. Qual è, allora, l’atteggiamento giusto per rivolgerci al Signore? L’umiltà, la consapevolezza che è il Padre a conoscerci più di quanto noi possiamo conoscere noi stessi; e quindi accostarci a lui con “piena fiducia” per ricevere misericordia e trovare grazia (II Lettura), e attendere con serenità il compimento in noi della sua volontà e saziarci della sua conoscenza (I Lettura).

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. 

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La Domenica

FOGLIO SETTIMANALE 13/10 - 20/10

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XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 10 OTTOBRE 2024

CHIEDIAMO IL DONO DELLA SAPIENZA

Quante volte anche noi, come quel giovane del Vangelo, vorremmo che determinate parole Gesù non le avesse mai pronunciate, che non fossero fissate nella Scrittura… Quante volte preferiremmo che il Vangelo si limitasse a indicare alcuni comportamenti esteriori per essere perfetti ed entrare nel regno di Dio… No! Gesù quelle parole le ha dette, nel Vangelo noi le troviamo e, se vogliamo essere suoi discepoli, non possiamo annullarne una parte, nascondendoci dietro alle nostre rimostranze e ai nostri desiderata. A volte sì, la Parola di Dio è una “spada a doppio taglio” (II Lettura). Gesù, in realtà, non sta dicendo al giovane ricco quello che deve fare, gli sta proponendo una via di coscienza, uno stile di vita, un atteggiamento interiore di distacco da “mammona”, che non è solo ricchezza monetaria, ma tutto ciò che ci tiene legati ai compromessi del mondo e quindi alle sue logiche. Per non restare intrappolati dallo stupore avvilito, come successe a quel giovane, chiediamo al Signore il dono della sapienza; lì troveremo la nostra vera ricchezza e sapremo valutare nel giusto equilibrio tutte le situazioni umane, così da non restarne bloccati o sopraffatti.

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. 

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FOGLIO SETTIMANALE 06/10 - 13/10

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XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 3 OTTOBRE 2024

"L'UOMO NON DIVIDA QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO"

Alcuni farisei si accostano a Gesù con l’intenzione di coglierlo in fallo e gli chiedono di esprimersi sulla liceità di una norma matrimoniale. Hanno in mente l’atto di ripudio della moglie, stabilito da Mosè e riportato dal libro del Deuteronomio (Vangelo). In realtà, non era chiara l’interpretazione di questo atto. Vi erano fondamentalmente due scuole: una del rabbino Hillel, più permissiva (la donna può essere ripudiata anche per futili motivi); l’altra, del rabbino Shammai, più rigorista (per giustificare un atto di ripudio devono esserci gravi motivi, come l’adulterio). Gesù non si fa intrappolare in una disputa retorica, ma fa risalire il matrimonio all’atto creativo di Dio. La norma del Deuteronomio sul ripudio è, in questa ottica, superata da una norma più originaria, perché affonda le sue radici nell’eterno disegno di Dio: «I due saranno un’unica carne» (I Lettura). Gesù non fa sconti e non scende a facili compromessi, ma prescrive una verità che affonda le sue radici nell’opera della creazione dell’uomo e della donna, fatti a immagine e somiglianza di Dio. Per questo, è lecito affermare che l’immagine di questo Dio trinitario, comunione-indissolubile, si possa realizzare nel matrimonio comunione-indissolubile.

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. Oggi ricorre la 97a Giornata missionaria (colletta obbligatoria)

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FOGLIO SETTIMANALE 29/09 - 06/10

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XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B - DOMENICA 29 SETTEMBRE 2024

SERVIRE E' LA VERA GRANDEZZA

Gesù nel Vangelo indica il servizio come via della vera grandezza. Egli ha appena annunciato la sua passione e gli apostoli, per quanto ciò possa sembrare inverosimile, si mettono a discutere chi di loro sarà il più grande nel futuro regno, Gesù capovolge le loro prospettive: il primo nel suo regno è colui che nell’umiltà sa farsi servo di tutti, specialmente dei piccoli, degli ultimi e dei dimenticati. Se per molti riuscire nella vita significa accumulare una fortuna, salire sul podio degli onori, raccogliere solo le rose della vita, Cristo proclama che non esiste vera grandezza se non nel dono di sé disinteressato e nel generoso servizio ai fratelli. Come? Lottando contro l’orgoglio, ripulendo il cuore da ogni desiderio di metterci in vista e prendendo come modello Gesù Cristo che cammina avendo davanti a sé la meta della vera gloria, quella promessa dal Padre. L’umiltà del servizio è quindi la via indicata da Cristo per essere nel mondo lievito buono che fa fermentare l’umanità e la fraternità. Ritorniamo sul cammino che lui ci indica: convertirci dall’amore “che prende” all’amore “che serve”, perché solo chi veramente ama è capace di servire in umiltà e creare futuro, speranza, novità.

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. 

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