L'ORATORIO DI PAVIA DI UDINE NASCE L'8 DICEMBRE 1989 DA UN PICCOLO SEME CHE PORTAVA CON SE' LA PASSIONE PER L'EDUCAZIONE. E' CRESCIUTO COME UNA RETE DI RELAZIONI CHE SI E' ALLARGATA OLTRE IL CONFINE DEI SUOI MURI. L'ORATORIO E' UNA COMUNITÀ APERTA DI GIOVANI, ADULTI, BAMBINI, FAMIGLIE, RELIGIOSE, LAICI, PARROCCHIANI, ...

Oratorio

ASSEMBLEA SOCI APS IL PONTE

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Convocata per lunedì 27 novembre 2023 l'Assemblea dei Soci APS il Ponte. 

Sarà un momento importante per la nostra Associazione e per tutti coloro che ne fanno parte.

SCEGLIERE LA NUOVA SCUOLA: lo sguardo di mamma e papà...

  • Scritto da Jessica Soardo
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Ci stiamo avvicinando alla scelta della scuola superiore da parte dei nostri figli che frequentano attualmente la terza media. Per loro questo momento rappresenta un trampolino di lancio verso una maggiore autonomia e responsabilità, consapevoli di trovarsi ad un “giro di boa” che li introdurrà sempre più nel mondo degli adulti.

Per noi genitori è una tappa altrettanto importante, vissuta con gioia e preoccupazione insieme.

Osserviamo i nostri ragazzi, li accompagniamo nella valutazione delle diverse scuole, li ascoltiamo nei loro desideri, nei loro dubbi e timori, nelle loro opinioni… 

Alcuni di loro hanno già le idee chiare su ciò che desiderano fare e su quale scuola scegliere, in sintonia anche coi propri talenti. Sono sicuri e determinati e in questo caso per noi genitori tutto risulta più facile: restiamo loro accanto e li guardiamo con gioia intraprendere il nuovo percorso, constatando che non sono più così piccoli ma cominciano a dimostrare maturità ed autonomia.

Talvolta accade che il figlio scelga con decisione e convinzione ciò che noi non condividiamo o non avremmo scelto per lui. In questo caso è necessario anche saper fare un passo indietro dandogli fiducia ed appoggio nella strada che desidera intraprendere.

Altre volte invece i nostri figli sono confusi, quasi smarriti di fronte ad una decisione per cui non si sentono ancora pronti, in quanto ancora indecisi sul proprio futuro e spesso inconsapevoli dei propri punti di forza ed inclinazione. Come biasimarli? Scegliere un indirizzo di percorso a 13 anni non è sempre facile ed immediato.

In questi casi, naturalmente, sorge la preoccupazione di renderli in grado di prendere una decisione con consapevolezza e serenità, fornendo loro tutto l’aiuto possibile e tutti gli strumenti necessari. Il nostro ruolo genitoriale ci chiede di star loro accanto con forza ma anche con discrezione, facendo quanta più attenzione possibile a non tarpare loro le ali nel momento in cui acquisiranno più sicurezza e cominceranno a dispiegarle.

La paura è che essi non sappiano riconoscere i propri talenti da valorizzare, i propri punti di forza o che non sappiano trovare il giusto percorso, la scuola più appropriata per loro in cui indirizzare la loro energia, creatività e passione. Alcuni di loro si svalutano, hanno scarsa autostima e tendono ad andare al ribasso nella scelta della scuola, altri invece al contrario prendono sottogamba l’impegno che richiede un certo indirizzo di studi che vorrebbero intraprendere. Sta quindi a noi genitori dar loro la giusta misura, correggere il tiro, spronare, valorizzare, aiutarli a trovare un giusto equilibrio per una scelta corretta e consapevole. 

Di fronte poi al futuro incerto che ci troviamo davanti, talvolta sorge spontanea la preoccupazione per le difficoltà che i nostri giovani dovranno affrontare. Credo però che mai come ora sia necessario mantenersi comunque fiduciosi e positivi e trasmettere loro questa speranza e positività. Mi viene in mente una frase pronunciata da Papa Giovanni Paolo II durante una delle giornate mondiali della gioventù. Egli aveva detto che stare con i giovani ti fa rimanere giovane. Riflettendo quindi su ciò che significa essere giovane, mi vengono in mente parole come gioia, speranza, progetti, sfrontatezza, fiducia, desideri, voglia di mettersi in gioco…. Alle mie e nostre preoccupazioni rispondo quindi: rimani giovane nel cuore, rimani COME i giovani che sono sempre fiduciosi, che vogliono conquistare il mondo con la loro allegria, i loro desideri, la loro positività!

Credo sia fondamentale, anche per questo, cercare di trasmettere ai figli il rispetto per il prossimo, i buoni valori ed anche la fede, che funga per loro da faro in ogni situazione della vita, trasformandoli in futuro in uomini e donne giusti, onesti e amorevoli. Allora i loro desideri diverranno desideri di bene per loro e per la collettività e i loro obiettivi diverranno occasioni per fare questo bene. 

Ci troviamo di fronte ai nostri figli che da piccoli cominciano ad apparirci sempre più grandi e, soffermandoci ad osservarli, ci accorgiamo di trovarci di fronte a dei piccoli universi meravigliosi, ciascuno con dei talenti da scoprire e valorizzare, ciascuno con le sue peculiarità, ciascuno con la sua unica e speciale bellezza interiore e la sua potenzialità di bene.

Sorge spontanea un’indescrivibile gratitudine per il dono straordinario di questi figli e di questi giovani e la grande gioia di poter stare loro accanto accompagnandoli nelle tappe della vita, ponendoci poi da spettatori ad osservare le meraviglie che ciascuno può compiere con i talenti che Dio gli ha dato.

Una mamma



Universitari-lavoratori: per un pezzo di strada assieme...

  • Scritto da Jessica Soardo
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“Tutto pronto?” Questa è stata la domanda che mi ha fatto realizzare che dopo pochi giorni sarei partita per il primo incontro del gruppo Uni-Lav.

Essendo una scout la prima cosa che mi è venuto istintivo realizzare è stata una lista di cose da fare: valigia, stampare gli appunti universitari e un'altra manciata di commissioni da portare a termine prima della partenza.

Nascondere dietro meccanismi quasi automatici un anno di dubbi e perplessità riguardo la mia Fede e questa realtà, mi è sembrata la cosa giusta da fare. Nel mio bagaglio ho messo un paio di pregiudizi, due o tre insicurezze e qualche domanda di fede.

La data X corrispondeva al 3 novembre, giorno in cui ci sarebbe stato il primo incontro del gruppo ispettoriale per universitari e lavoratori, composto da ottanta ragazzi miei coetanei con cui avrei trascorso 3 giorni a Caorle all’insegna della conoscenza, verso gli altri e verso sé stessi.

Il giorno della partenza conosco la mia compagna di viaggio Marta, prima di quel momento era un viso noto ma niente di più. Arrivate entriamo in una sala gremita di persone, tutti volti a me sconosciuti. Dopo un giro veloce di presentazioni con i gruppetti vicino a me ci spostiamo nell’Auditorium, in cui dopo una veloce presentazione di tutto il gruppo avviene un primo momento di formazione .

Penso che la prima condivisione, anche se in piccoli gruppi mi abbia fatto capire perché eravamo lì, perché dei ragazzi così eterogenei avessero tutti deciso di fare un pezzo di strada assieme. La risposta coincideva con la frase riportata sulla copertina del quadernetto che ci era appena stato consegnato “come unificare la vita?” Ognuno era alla ricerca della propria dimensione di fede!
Capire concretamente come tenere insieme la vita nelle diverse dimensioni: studio, lavoro, affetti e impegno sociale. Il filo rosso che univa questi ambiti e dava un senso al tutto è la fede.

In questi tre giorni abbiamo affrontato il tema “L’essere carità”. La cosa che più mi è piaciuta di questa esperienza è stata la modalità con cui sono stati dati gli input, per poi fare una riflessione personale. Attraverso 4 testimonianze, una per ogni ambito ho potuto interrogarmi e confrontarmi con ragazzi che vivevano la mia stessa condizione.  L’ autenticità dei racconti di queste persone e i brani inseriti nel quadernetto hanno acceso qualcosa in me.

Tutte le riflessioni poi sono state calate nella realtà attraverso dei laboratori, simulando dei contesti di vita reale in cui applicare ciò che avevamo maturato nei giorni precedenti.

Di questo incontro porto a casa tanto, dai ragazzi che hanno vissuto con me questi giorni ai momenti passati in solitudine ad ascoltare lo sciabordio del mare. Quest’ esperienza mi ha mostrato come la virtù della carità veste ogni nostro gesto e come sia un atto politico fare del proprio meglio per il bene comune.  

Termino con questa frase di Madeleine Delbrêl  “Mio Dio, se tu sei dappertutto, come mai io sono così spesso altrove?” invitando tutti ad ascoltarsi, prendersi cura di sé e della propria spiritualità. Avendo il coraggio di riscoprirsi, affidarsi e di sapersi ricentrare su ciò che è importante e che fa stare bene.

Ilaria Cucchini

C'era una volta...

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C'era una volta... anzi!! C'è tutti i giorni!

Dopo aver finito la scuola, andiamo sul pulmino per andare al doposcuola. A noi piace tanto andare al doposcuola, perché lì facciamo tante attività e perché ci divertiamo, perché è bellissimo andare in oratorio e stare con tutti i più grandi che ci aiutano a fare i compiti e con i piccoli come noi.

Quando arriviamo a Pavia con il pulmino, scendiamo e troviamo gli educatori che ci mettono in fila e ci portano in oratorio. Mettiamo giù gli zaini, preghiamo e andiamo in mensa per mangiare. Dopo il pranzo si gioca un bel po' e poi si fa il buon pomeriggio!

E che cos'è il buon pomeriggio?

Nel buon pomeriggio diciamo una preghiera a Maria, a Gesù e all'angelo custode, perché ci vogliono bene e noi li ringraziamo anche tanto di essere con noi.

Anche noi vogliamo tanto bene a loro. In questi giorni nella nostra preghiera ricordiamo anche quei bambini che adesso sono in guerra.

Poi arriva il momento dei compiti, si aspetta che tutti gli altri li finiscano tutti e poi si va fuori a giocare. Dopo un po' c'è la merenda e si gioca un altro po' prima che arrivino i nostri genitori.

Ci piace andare al doposcuola perché...

"... mi piace fare i compiti!"

"... perché giochiamo tanto!"

"... perché stiamo insieme!"

"... perché facciamo tanti giochi!"

"... perché ci divertiamo!"

I bambini di 1^ elementare