Universitari-lavoratori: per un pezzo di strada assieme...
- Scritto da Jessica Soardo
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“Tutto pronto?” Questa è stata la domanda che mi ha fatto realizzare che dopo pochi giorni sarei partita per il primo incontro del gruppo Uni-Lav.
Essendo una scout la prima cosa che mi è venuto istintivo realizzare è stata una lista di cose da fare: valigia, stampare gli appunti universitari e un'altra manciata di commissioni da portare a termine prima della partenza.
Nascondere dietro meccanismi quasi automatici un anno di dubbi e perplessità riguardo la mia Fede e questa realtà, mi è sembrata la cosa giusta da fare. Nel mio bagaglio ho messo un paio di pregiudizi, due o tre insicurezze e qualche domanda di fede.
La data X corrispondeva al 3 novembre, giorno in cui ci sarebbe stato il primo incontro del gruppo ispettoriale per universitari e lavoratori, composto da ottanta ragazzi miei coetanei con cui avrei trascorso 3 giorni a Caorle all’insegna della conoscenza, verso gli altri e verso sé stessi.
Il giorno della partenza conosco la mia compagna di viaggio Marta, prima di quel momento era un viso noto ma niente di più. Arrivate entriamo in una sala gremita di persone, tutti volti a me sconosciuti. Dopo un giro veloce di presentazioni con i gruppetti vicino a me ci spostiamo nell’Auditorium, in cui dopo una veloce presentazione di tutto il gruppo avviene un primo momento di formazione .
Penso che la prima condivisione, anche se in piccoli gruppi mi abbia fatto capire perché eravamo lì, perché dei ragazzi così eterogenei avessero tutti deciso di fare un pezzo di strada assieme. La risposta coincideva con la frase riportata sulla copertina del quadernetto che ci era appena stato consegnato “come unificare la vita?” Ognuno era alla ricerca della propria dimensione di fede!
Capire concretamente come tenere insieme la vita nelle diverse dimensioni: studio, lavoro, affetti e impegno sociale. Il filo rosso che univa questi ambiti e dava un senso al tutto è la fede.
In questi tre giorni abbiamo affrontato il tema “L’essere carità”. La cosa che più mi è piaciuta di questa esperienza è stata la modalità con cui sono stati dati gli input, per poi fare una riflessione personale. Attraverso 4 testimonianze, una per ogni ambito ho potuto interrogarmi e confrontarmi con ragazzi che vivevano la mia stessa condizione. L’ autenticità dei racconti di queste persone e i brani inseriti nel quadernetto hanno acceso qualcosa in me.
Tutte le riflessioni poi sono state calate nella realtà attraverso dei laboratori, simulando dei contesti di vita reale in cui applicare ciò che avevamo maturato nei giorni precedenti.
Di questo incontro porto a casa tanto, dai ragazzi che hanno vissuto con me questi giorni ai momenti passati in solitudine ad ascoltare lo sciabordio del mare. Quest’ esperienza mi ha mostrato come la virtù della carità veste ogni nostro gesto e come sia un atto politico fare del proprio meglio per il bene comune.
Termino con questa frase di Madeleine Delbrêl “Mio Dio, se tu sei dappertutto, come mai io sono così spesso altrove?” invitando tutti ad ascoltarsi, prendersi cura di sé e della propria spiritualità. Avendo il coraggio di riscoprirsi, affidarsi e di sapersi ricentrare su ciò che è importante e che fa stare bene.
Ilaria Cucchini