Chi scrive è Paolo Lucca un ragazzo di 19 anni, originario di Lauzacco, che ha sempre frequentato il nostro oratorio. Dopo diversi anni di animazione a Pavia gli è stato proposto di vivere un'estate alternativa attraverso un'esperienza di missione. Nelle prossime tre settimane leggeremo i racconti di questa nuova avventura.
Carissimi lettori, vi racconto in poche righe l’esperienza missionaria che sto vivendo all’istituto salesiano di Rod El Farag, al Cairo.
Prima di cominciare, peró, voglio ringraziare moltissimo Suor Claudia, che a marzo di quest’anno ha pensato proprio a me per questa avventura. L’ MGS del Triveneto aveva infatti proposto pochi giorni prima un ventaglio di bellissime esperienze missionarie estive, con destinazioni di ogni tipo, dagli sperduti paradisi tropicali dell’Ecuador alla più vicina Romania. Una di queste proposte prevedeva l’insegnamento dell’italiano in un grande scuola salesiana in Egitto. È per questa meta che ho deciso di partire.
L’istituto salesiano di Rod El Farag è una scuola tecnico-professionale che ha sede al Cairo. Una struttura grandissima, che ospita durante l’anno molti alunni, con piú di novecento iscritti. Una particolaritá rende questa scuola unica in Egitto: tutte le lezioni vengono svolte in lingua italiana e il diploma di maturità rilasciato dall’istituzione è equipollente al nostro. Gli studenti che desiderano entrare all’istituto devono seguire peró, nell’estate precedente al primo anno, un vero e proprio corso intensivo di italiano. È qui che entriamo in gioco noi volontari: ad alcuni di noi sono affidate infatti alcune classi del corso, che dura dal 16 luglio al 10 agosto.
Nella mia, la numero 6, ci sono ben trenta ragazzi. La maggioranza di loro è di musulmani, una piccola parte è di cristiani copti, che qui in Egitto sono quasi il 20% della popolazione. Tutti i ragazzi, che hanno 13/14 anni, sono curiosissimi ed educati, sono concentrati, nonostante lo shock dell’impatto con una lingua nuova e molto diversa dall’arabo. Hanno voglia di imparare e il loro impegno ne è la prova, alcuni vengono da molto lontano.
Anche per noi “insegnanti” l’impatto con una cultura cosí diversa non é certo semplice: i ritmi incalzanti di una grande metropoli, il frastuono continuo di mille clacson a qualsiasi ora del giorno e della notte, il canto del Muezzin, che scandisce le giornate intonando preghiere dai minareti della cittá, i tanti nomi e volti nuovi da imparare. Dovunque posiamo gli occhi troviamo qualcosa di cui stupirci.
La giornata comincia al mattino presto, quando i primi ragazzi iniziano ad affollare il grandissimo cortile della scuola. Qui alle 7:45 risuona l’inno egiziano che dá ufficialmente il via alle lezioni. Poi, dalle 8 alle 12:30 tutti in classe. Al pomeriggio si continua con giochi a tema, dedicati agli argomenti degli insegnamenti della mattina, in questa prima settimana l’alfabeto, le sillabe e la composizione delle prime parole. Poi finalmente gli alunni possono tornare a casa.
In Egitto peró non c’è tempo per riposare e la scuola non rimane vuota a lungo. Quattro giorni a settimana l’oratorio anima di mille suoni e colori i grandi spazi del cortile; tanti bambini e bambine di Shobra (il nostro quartiere, uno dei più poveri!) si trovano qui per l’Estate Ragazzi. Non manca niente: le attivitá procedono senza sosta, tra giochi, musica e tanti, tantissimi balli. Solo a sera, dopo la buonanotte, la grande scuola si spopola dei suoi abitanti e lascia spazio ai rumori della sera.
A fine giornata si torna in camera sfiniti, ed è appena il momento, per noi, di correggere i quaderni e preparare la lezione del giorno dopo: una corsa contro il tempo. La soddisfazione prima di dormire, peró, è veramente impagabile.
Insomma, la vita a scuola è la vita intensissima del Cairo. Frenetica, colorata, piena di sfide e di speranze, giovane.
Un caro saluto,
Salam!
Paolo